Sono passati nove lunghi anni dal primo Sin City, davvero troppi, ma si può affermare con tranquillità che l’attesa è stata ripagata. Il cast è sempre eccezionale tra conferme, come Jessica Alba, Bruce Willis, Rosario Dawson, e apprezzabilissime new entry, vedi JosephGordon-Levitt, Josh Brolin, LA donna per cui uccidere, la meravigliosa Eva Green, e il cameo pop di Lady Gaga.
Il film è adrenalinico e si avvale della tecnologia ormai imperante del 3d, su cui i registi si son tanto interrogati e che alla fine hanno scelto. Un 3d che, va ammesso, è davvero ben fatto, si sposa perfettamente alle immagini e regala alla pellicola quel famoso qualcosa in più.
I protagonisti e abitanti di Sin City hanno tutti lo stesso scopo: la vendetta, a ogni costo, con ogni mezzo. Eppure non li si riesce a percepire come cattivi o negativi, forse eccessivi, un po’ enfatici e – piccola critica – troppo poco scandagliati, infatti sarebbe stata interessante un’analisi un po’ più approfondita, un po’ più psicologica dato che a volte le loro personalità sembrano solo leggermente abbozzate. Dwight McCarthy (qui è interpretato da Josh Brolin mentre nel primo capitolo aveva il volto di Clive Owen, attore che in molti si aspettavano di vedere anche qui, ma che – a detta di Rodriguez e di Miller – non ha partecipato al progetto sia per impegni lavorati sia per una precisa scelta degli ideatori, che hanno ritenuto la performance di Brolin davvero troppo buona per pensare di farlo recitare solo per metà film) deve liberarsi dagli strascichi della sua tormentata relazione con la bella e dannata Ava Lord, femme fatele a cui presta il corpo (e che corpo!) la sempre più femme fatale Eva Green. Una finta donna in pericolo, in realtà pericolosa e senza scrupoli dark lady, che gli chiede aiuto perché vittima dei giochi di potere del ricchissimo marito e della sua guardia del corpo alias Ombra Manute, un omone apparentemente impossibile da combattere e mettere al tappeto. Intrigante quanto triste la storia di Johnny, che ha i tratti belli e delicati del sempre più in ascesa Joseph Gordon-Levitt. Abilissimo e fortunato giocatore d’azzardo, commette l’errore di sfidare e di riuscire poi a sconfiggere al tavolo da gioco l’uomo più potente e malvagio di Sin City: il senatore Roark (Powers Boothe). E ci si chiede, inevitabilmente: “perché poi così tanta insistenza?”. Domanda che troverà effettivamente una crudele risposta. Non si può infine tralasciare la storia di Nancy (Jessica Alba), un tempo dolce e ingenua, ora solo bella, alcolizzata e tormentata. E anche disperata per la perdita del suo unico amore, Hartigan (Bruce Willis), che progetta di vendicare avvalendosi dell’aiuto del possente Marv, interpretato da un altrettanto possente e, concedetecelo, sempre più fisico Mickey Rourke.
A proposito di Rourke, Frank Miller ha affermato che la resa cinematografica è entrata talmente tanto nel suo fumetto che lui stesso ora non sarebbe capace di immaginare Marv se non con le fattezze e le movenze di questo ex bello di Hollywood.
Ma un discorso assolutamente a parte merita Eva Green. In realtà si scriveranno poche parole, solo per dire che per una donna così vale davvero la pena uccidere. Cattiva e manipolatrice, una vera strega capace di raggirare qualsiasi uomo le possa tornare utile e di trasformarsi, per lui, nella donna ideale. Stupenda, capace di mettere in ombra le altre donne presenti nel film e, tanto per essere chiari, stiamo parlando di donne come Jessica Alba e Rosario Dawson (alla quale, tra l’altro, ha soffiato probabilmente senza tante difficoltà proprio Dwight). Un corpo molto esposto il suo, quasi sempre nudo eppure mai volgare, trasposto a livello cinematografico in maniera estremamente fedele al fumetto, tanto che, secondo quanto detto dall’autore, per spiegare questi frequenti nudi (anche quelli di Brolin sono molto presenti) agli attori son state mostrate le tavole del fumetto. Insomma nulla di gratuito, nulla di voyeuristico, il tutto è finalizzato al racconto e alla fedeltà al lavoro di carta e inchiostro. Sempre a proposito di Ava/Eva, Miller ha detto di averne voluto fare la femme fatale per eccellenza, quella per antonomasia. E francamente potrebbe proprio esserci riuscito.
Il bianco e il nero sono dominanti, pochi gli sprazzi di colore (gli occhi e le labbra di Eva Green ovviamente non sono stati minimamente toccati dal b/n) e le scene erotiche hanno un aspetto quasi retrò. Il sangue è bianco e copiosissimo, frutto di teste mozzate, pistole dal grilletto facile e di atti di violenza che sembrano la normale e naturale conclusione di qualsiasi vicenda.
Si tratta di un prodotto più “sicuro” e consapevole e rodato visto che è stato fatto a tanti anni di distanza e che ha avuto come banco di prova (se così lo si può definire) il primo Sin City, che ha fruttato la ragguardevole cifra di circa 158 milioni di dollari, in cui si sono mossi con più dimestichezza tanto i creatori quanto gli attori (ricordiamo infatti che la tecnica del green screen all’epoca rappresentava una novità e forse un salto nel vuoto per tutti).
La contaminazione fumetto/cinema c’è ancora tutta, in sala si è parlato di “fumetto animato” ed è verissimo, come è vero tuttavia che le strisce di Miller devono tantissimo al più classico del cinema noir. Si tratta insomma di un dare avere tra due forme d’arte molto diverse tra loro, apparentemente inconciliabili, eppur cosi ben combinate visto il risultato di questo lavoro congiunto di questi fratelli separati alla nascita (così si sono autodefiniti i due artisti).
Molti di noi riusciranno a perdersi in quelle pagine su video, ad evadere e percepire quasi gli odori, i sapori e l’asfalto sotto i loro piedi. E (forse) le loro esistenze nascondono segreti e dolori non troppo distanti da quelli estremizzati dalla fantasia Miller. Altri, invece, staccheranno la spina e riposeranno godendosi quel meraviglioso balzo nel fantastico e surreale mondo sceneggiato dai due maestri. Un gioco che li divertirà e rilasserà, ridonando loro l’energia necessaria ad affrontare la nuova giornata che li attenderà dopo poche ore.